Il compianto maestro della critica letteraria, Harold Bloom, la chiamava “Scuola del risentimento” composta da marxisti, lacaniani, femministe, decostruzionisti, “i cosiddetti multiculturalisti che ci dicono che dobbiamo valutare un’opera letteraria a partire dall’origine etnica o dal gender dell’autore”. Lo aveva previsto nel suo strepitoso Canone: “Quando la Scuola del risentimento diventerà dominante, Matisse rimarrà senza pubblico e noi tutti ci accalcheremo per vedere i dipinti delle Guerrilla Girls e Stravinsky sarà sostituito dalla musica politicamente corretta”. L’immenso Bloom sapeva anche di aver perso: “Per cinquant’anni ho combattuto la morte degli studi umanistici nelle università, ma abbiamo perso la guerra e tutto quello che posso fare ora è una sorta di azione di guerriglia, i barbari hanno preso il controllo dell'accademia”.
E cosa avrebbe pensato Bloom leggendo che uno dei capolavori immortalati nel suo Canone sarebbe stato censurato una volta che la “Scuola del risentimento” fosse diventata dominante?
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