Dopo la rielezione di Donald Trump, la disperazione si è diffusa nei campus universitari d’America, che hanno annullato le lezioni, riprogrammato gli esami e annunciato di perdonare i brutti voti. I campus hanno anche offerto latte, biscotti, puzzle, Lego e “sessioni antistress”.
Latte e biscotti? Puzzle? Lego?
Nonostante la depressione per l’elezione di Ronald Reagan, le università non posticiparono gli esami né annullarono le lezioni, tanto meno distribuirono latte, biscotti e Lego. A quei tempi, le università erano già di estrema sinistra, ma non totalmente e follemente woke come lo sono oggi.
Ora persino Harvard (Harvard!) si è unita alla follia. Un docente di economia (economia!), il compagno Maxim Boycko, ha scritto: “Mentre ci riprendiamo dalla notte delle elezioni e analizziamo le implicazioni della vittoria di Trump, sappiate che le lezioni si svolgeranno come al solito, ma i test in classe non saranno accreditati. Sentitevi liberi di prendere del tempo libero se necessario”.
La professoressa di fisica (fisica!) Jennifer E. Hoffman ha fatto sapere che “molti nella nostra comunità soffrono di privazione del sonno. Ho cucinato sotto stress diverse teglie di barrette al limone da condividere”.
“Teglie di barrette al limone”. A volte mi meraviglio come sia possibile che l’America vinca ancora tutti questi Premi Nobel che contano in fisica ed economia.
“In futuro uno storico analizzerà la caduta dell’Occidente sotto la pressione del Wokistan” scrive l’iraniana Abnousse Shalmani.
Questi stessi studenti non hanno degnato di uno sguardo, nei campus, i giardinieri, gli addetti alla manutenzione, i cuochi e le guardie. Progressisti ultra-privilegiati che sembrano più commossi dall’immagine di se stessi per una crisi di nervi su Trump che dalla difficile situazione degli svantaggiati economici, che magari Trump lo hanno pure votato.
“L’antirazzismo mi ricorda il comunismo che ho lasciato in Romania”, mi aveva detto due anni fa il grande matematico di Princeton Sergiu Klainerman. “Si sono inventati anche la ‘matematica antirazzista’. Neanche Stalin arrivò a tanto”.
E sul Wall Street Journal Iván Marinovic, professore a Stanford, e John Ellis, professore all’Università della California, parlano di “comportamenti da Germania est” nelle università americane. “Questo è un efficace controllo sociale: nessun luogo è sicuro per discutere di politica e la vita di tutti i giorni è sottomessa”.
Ma si sbagliano: più che la DDR, sembrano un asilo nido.
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