Taqiya a Natale: la strage nella città della profezia di Ratzinger
Immagini agghiaccianti, ma non meno del nostro patologico vizio a perseverare nell'autoinganno anche di fronte a troppi casi simili. I media tradizionali pensano che il pubblico sia stupido?
“Mi si chiede cosa prevedo. Ecco cosa. La nascita di un emirato a Damasco: un misto di Hamas e Talebani sostenuto dai paesi islamici come Turchia e Qatar e riconosciuto dalla comunità internazionale. Tra un anno ci sarà un attentato a Berlino. Ieri i siriani hanno marciato in un altro mercatino di Natale in Germania”.
Questo scrivevo appena quattro giorni fa.
Non hanno aspettato un anno, ma sempre un mercatino di Natale in Germania hanno colpito. Chissà se avesse cambiato nome in “mercatino di inverno”, come succede ovunque in Europa, forse lo avrebbero risparmiato. Chiunque sia andato in un mercatino di Natale negli anni ’90 e nei primi Duemila non avrebbe mai pensato che la sua vita potesse essere in pericolo.
“Questo attacco suscita i peggiori timori”, ha dichiarato oggi il cancelliere Olaf Scholz. I miei peggiori timori sono nella disinformazione già partita sulla strage.
A ottobre avevamo scoperto che l’attentatore che ha ucciso i bambini a Southport, in Inghilterra, non era un rifugiato cristiano ruandese un po’ svitato, come ci avevano assicurato il governo inglese e tutti i media mainstream anche italiani, ma un terrorista con un manuale di Al Qaeda in casa e materiale chimico per fare una bomba. Per quattro mesi hanno tenuta nascosta la verità. Perché?
E chi ricorda il “kamikaze cristiano”, come lo definì La Repubblica? Era Emad Al Swealmeen, il nome dell’attentatore di Liverpool. “Enzo Almeni”, come si faceva chiamare dagli amici, era un richiedente asilo con padre siriano e madre irachena che aveva cambiato il nome per sembrare “più occidentale” e si era fintamente convertito al cristianesimo per nascondere identità e motivi. Voleva colpire la cattedrale.
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