Se l'arte non è politicamente corretta, che bruci!
Dipinti cancellati, censurati e riscritti, artisti processati. Da nazisti un po' più ripuliti, i nuovi totalitaristi woke di sinistra proseguono la propria tabula rasa del passato
Nel 1933 i nazisti se la presero con l’“arte degenerata” che offendeva la folle ideologia ariana. Qualche nome? George Grosz, Oskar Kokoschka, Wassili Kandinskij, Paul Klee, Marc Chagall, Pablo Picasso, Max Ernst.
Nel 2023 i woke se la prendono con l’arte che offende i loro folli canoni antirazzisti e politicamente corretti.
La follia che spinge la Royal Academy of Music (il più antico conservatorio inglese) a “decolonizzare” Georg Handel, una casa editrice a salvare Maometto dall’Inferno di Dante, a riscrivere Madama Butterfly di Puccini e a vietare le musiche di Ciakovskij (un guerrafondaio, questo Schiaccianoci) e Debussy (ah "Petit nègre"), la follia dietro al lifting dei classici della letteratura, all’abbattimento delle statue, alle campagne studentesche come quella all’Università di Londra per bandire Kant e a rititolare grandi romanzi come Il Negro del Narciso di Joseph Conrad, ora devasta anche il mondo dell’arte.
Come spiega su Le Figaro Pierre-Henri Tavoillot, presidente del Collegio di filosofia della Sorbona, “l'agit-prop di questi attivisti è la cancel culture che chiede di rinominare le strade, di cambiare i titoli dei romanzi o di rimuovere le statue, perché non ‘politicamente corretti’, cioè razziste, patriarcali, coloniali. Ricordano il famoso detto attribuito a Goering, ‘quando sento la parola cultura tiro fuori la pistola’”.
Per fortuna ogni tanto arriva una buona notizia. I cretini woke occidentali oggi sono stati messi in mutande dall'Egitto: "Cleopatra era bianca". Dopo che Netflix, la "soma" huxleyana del XXI secolo, aveva pensato di riproporci nera la regina greca della dinastia dei Tolomei. D’altronde non è forse vero che il museo archeologico dell'Università di Cambridge ha deciso di denunciare la “bianchezza” delle proprie sculture?
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