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I barbari becero-progressisti che riscrivono i libri sono gli eredi del califfo che li bruciò
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I barbari becero-progressisti che riscrivono i libri sono gli eredi del califfo che li bruciò

Sono scatenati e cambiano decine di capolavori della letteratura: per bambini, fantascienza, umoristici, gialli, storici. Nulla sarà risparmiato dai nostri Talebani viola che appiccano anche roghi

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Giulio Meotti
apr 18, 2023
∙ A pagamento
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Cosa avreste pensato dieci anni fa se vi avessero detto che un giorno non troppo lontano avrebbero riscritto i classici della letteratura purgandoli di idee e parole “offensive” alla nostra moralina? Io avrei pensato alla frase con cui il califfo Omar ordinò la distruzione della biblioteca di Alessandria dopo la conquista araba dell’Egitto: "In quei libri o ci sono cose già presenti nel Corano o ci sono cose che del Corano non fanno parte: se sono già presenti nel Corano sono inutili, se non sono presenti sono dannose. In ogni caso vanno distrutte”.

Nel 1993 Robert Hughes, geniale critico australiano anticonformista e pieno di buon senso, iniziò e mise subito la parola fine ai dibattiti sul politicamente corretto tramite La cultura del piagnisteo, dove fece a pezzi vittimismo, retorica solidarista, perbenismo e politicamente corretto. Il compianto maestro della critica letteraria, Harold Bloom, intanto attaccava la “Scuola del risentimento”, marxisti, afroamericani, lacaniani, femministe, decostruzionisti, queer, “ovvero i cosiddetti multiculturalisti che ci dicono che dobbiamo valutare un’opera letteraria a partire dall’origine etnica o dal gender dell’autore”. “Liberals are killing art”, scandì vent’anni dopo Jed Perl, maestro della critica d’arte americana. I liberal stanno uccidendo l’arte.

Ci siamo. Ora siamo sotto il pieno dominio di quelli che il filosofo inglese John Gray (uno degli intellettuali più originali) chiama i “barbari della ragione”.

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