I barbari becero-progressisti che riscrivono i libri sono gli eredi del califfo che li bruciò
Sono scatenati e cambiano decine di capolavori della letteratura: per bambini, fantascienza, umoristici, gialli, storici. Nulla sarà risparmiato dai nostri Talebani viola che appiccano anche roghi
Cosa avreste pensato dieci anni fa se vi avessero detto che un giorno non troppo lontano avrebbero riscritto i classici della letteratura purgandoli di idee e parole “offensive” alla nostra moralina? Io avrei pensato alla frase con cui il califfo Omar ordinò la distruzione della biblioteca di Alessandria dopo la conquista araba dell’Egitto: "In quei libri o ci sono cose già presenti nel Corano o ci sono cose che del Corano non fanno parte: se sono già presenti nel Corano sono inutili, se non sono presenti sono dannose. In ogni caso vanno distrutte”.
Nel 1993 Robert Hughes, geniale critico australiano anticonformista e pieno di buon senso, iniziò e mise subito la parola fine ai dibattiti sul politicamente corretto tramite La cultura del piagnisteo, dove fece a pezzi vittimismo, retorica solidarista, perbenismo e politicamente corretto. Il compianto maestro della critica letteraria, Harold Bloom, intanto attaccava la “Scuola del risentimento”, marxisti, afroamericani, lacaniani, femministe, decostruzionisti, queer, “ovvero i cosiddetti multiculturalisti che ci dicono che dobbiamo valutare un’opera letteraria a partire dall’origine etnica o dal gender dell’autore”. “Liberals are killing art”, scandì vent’anni dopo Jed Perl, maestro della critica d’arte americana. I liberal stanno uccidendo l’arte.
Ci siamo. Ora siamo sotto il pieno dominio di quelli che il filosofo inglese John Gray (uno degli intellettuali più originali) chiama i “barbari della ragione”.
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