Da anni, scrittori come Douglas Murray, il compianto Christopher Hitchens e Ayaan Hirsi Ali (di lei consiglio “Così Mister Consenso ha mandato in fumo la nostra civiltà”) ci mettono in guardia che l’Islam radicale è la più grave minaccia per l’Occidente, per la nostra sicurezza culturale e fisica. “Non devi essere paranoico o bigotto per allarmarti”, disse Hitchens.
E il canarino nella miniera di carbone occidentale è l’Europa, che si disintegra in enclave, mentre i numeri dell’islamizzazione continuano a crescere.
“L’Islam avanza e vedo in Occidente una volontà di scomparire” dice Michel Houellebecq al Corriere della Sera, secondo cui in appena dieci anni sull’Islam la situazione è molto peggiorata e che l’Occidente si suicida.
Intanto la repressione intellettuale si fa sempre più sfacciata. Due casi clamorosi questa settimana.
Nella Parigi dell’autore di Sottomissione, romanzo-distopia diventato cronaca quotidiana, è stato appena segnalato alla magistratura il celebre filosofo Pierre Manent, reo di aver detto che “il numero di musulmani in Francia non può essere lasciato crescere a ritmo indefinito. La laicità può più facilmente spostare una statua di san Michele che trasformare l’islam. Non agire, potrebbe portare a un dramma che nessuna versione della laicità ci metterà in grado di affrontare”. I deputati della sinistra lo hanno denunciato. “Incitamento all’odio”. Articolo 40 del codice penale. “Manent è uno dei nostri più grandi pensatori vittima di un processo stalinista degno di Kravchenko” scrive il caporedattore di Le Figaro, Guillaume Perrault.
Il sistema sembra aver paura della verità ed è disposto anche a trascinare in tribunale, come in Francia i comunisti al soldo di Mosca al tempo di Kravchenko.
L’altro caso è appena successo in….
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