“Nei secoli dell’espansione islamica, un flusso continuo di popolazioni non musulmane andò ad alimentare il traffico degli schiavi. Il cavalier D’Arvieux osservò che gli schiavi cristiani – polacchi, moscoviti, circassi, armeni – venivano condotti al mercato come bestie per essere venduti. Neanche gli ebrei erano risparmiati: sui bilanci delle loro comunità incidevano le spese per il riscatto di coloro che venivano rapiti e ridotti in schiavitù. Il trauma della prigionia e della schiavitù spingeva alla conversione coloro che non venivano riscattati e avevano perduto famiglia, denaro e amici. In seguito alle guerre turco-persiane, lo shah ‘Abbās I deportò molti armeni dall’Armenia e dall’Azerbaijan. Alla morte degli anziani, a poco a poco tutti i giovani si fecero maomettani e oggi a stento troveresti due cristiani armeni in tutte queste belle pianure…”.
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