La newsletter di Giulio Meotti
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Il premio Strega dovevano darlo a Sansal (così almeno avrebbe significato qualcosa)
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Il premio Strega dovevano darlo a Sansal (così almeno avrebbe significato qualcosa)

Il romanziere condannato all'agonia in carcere per lesa critica dell'Islam nel più squallido silenzio dei nostri scrittorini, gli smidollati che pestano i piedi soltanto ai luoghi comuni

Nel 1934, Osip Mandel’stam, un grande poeta russo, fu prelevato da casa per aver scritto sedici versi contro Stalin.

Viviamo senza più fiutare sotto di noi il paese,
a dieci passi le nostre voci sono già bell’e sperse,
e dovunque ci sia spazio per una conversazioncina
eccoli ad evocarti il montanaro del Cremlino.
Le sue tozze dita come vermi sono grasse
e sono esatte le sue parole come i pesi d’un ginnasta.
Se la ridono i suoi occhiacci da blatta
e i suoi gambali scoccano neri lampi.

Ha intorno una marmaglia di gerarchi dal collo sottile:
i servigi di mezzi uomini lo mandano in visibilio.
Chi zirla, chi miagola, chi fa il piagnucolone;
lui, lui solo, mazzapicchia e rifila spintoni.
Come ferri di cavallo, decreti su decreti egli appioppa:
all’inguine, in fronte, a un sopracciglio, in un occhio.
Ogni esecuzione, con lui, è una lieta
cuccagna ed un ampio torace di osseta.

Mandel'stam li aveva recitati ad alcuni amici, ma questo era sufficiente per dipingerlo come un nemico del popolo. Fu arrestato e processato senza testimoni e senza difesa, in questi processi farsa ufficialmente chiamati “processi”, ma che erano solo giustificazioni per la distruzione. Cinque anni di lavori forzati e morte per fame, tifo, freddo e, alla fine, una fossa comune: il perfetto meccanismo di cancellazione.

Osip Mandel’stam

Pensando a Mandel'stam, vorremmo dirci che il mondo è cambiato. Che l'uomo moderno, imbevuto di lezioni del passato, vaccinato contro il totalitarismo, non lo avrebbe fatto mai più. Che uno scrittore non sarebbe stato più una minaccia. Ci sbagliavamo.

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