Forza Elon Musk, asfalta a tutta velocità il politicamente corretto
Odiato perché non accetta la distopia. Boicottato perché attacca il nuovo vitello d'oro liberal: il cambio di sesso dei bambini. E vede l'Occidente come un Impero Romano che si sgretola
La censura è una parte fondamentale della nuova ideologia progressista o “Progressoriato”, come lo chiama l’accademica di Georgetown Lama Abu Odeh (“il Progressoriato può solo ripetere: ‘Credo nella causa. Credo. Credo. Credimi, io credo’”). Politici, burocrati, pensatori e commentatori si sono messi in testa che la minaccia alla libertà in Occidente non viene dalla repressione del dissenso, ma dalla libertà di parola e che lo stato, il Big Tech e i media (i Twitterati) devono fare lega per censurare, censurare e censurare.
“1984 non è poi tanto lontano e stiamo andando decisamente nella direzione prevista da Orwell” scriveva già cinquant’anni fa un giornalista come Nicola Adelfi su La Stampa1. “Prendete le parole libertà, democrazia, progresso. Praticamente non significano più niente”.
Jessica Powell, che ha diretto le relazioni pubbliche di Google, ha accusato i colossi del Big Tech di creare una “monocoltura”.
Viviamo dunque in un'epoca di grande conformismo, ma ora il più grande innovatore vivente, che ha rivoluzionato l’auto elettrica e i viaggi spaziali e scherza sul fatto di non essere “abbastanza pervertito” da apparire sulla Cnn, esce dalle linee accettabili che il “Progressoriato” ha tracciato per tutti noi.
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