Suicidio demografico e immigrazione di massa. Chi abiterà l'Italia dopo gli italiani?
Meloni eletta per dare risposte a una sola domanda: che Italia sarà quella dei nostri figli e nipoti? Due fronti della stessa battaglia che possiamo vincere o scegliere di perdere (e stiamo perdendo)
Nel suo nuovo libro, Tomorrow's People, Paul Morland descrive una vacanza in Catalogna: "Mentre sedevo in una delle piazze di Portbou, ho capito perché il referendum per l’indipendenza era diventato una nota a piè di pagina nella storia piuttosto che l'innesco di un conflitto violento. Ho guardato la gente del posto dai capelli grigi che si godeva il sole di ottobre e sorseggiava tazze di caffè. Erano troppo vecchi per marciare per le strade". Morland poi contrasta tutte quelle teste grigie con la tensione giovanile che stavano portando con sè le ondate migratorie dall’Africa.
Appena eletto presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton disse a George Bush, che si credeva sicuro della rielezione: "L'economia, idiota!". Per l’Italia potremmo parodiare così la battuta clintoniana e l’immagine di Morland: "L’immigrazione e la natalità, idiota!". O per metterle assieme in una drammatica inchiesta di Le Figaro, “per mantenere solo la popolazione a livello attuale per l’Italia sarà necessario raddoppiare i flussi migratori, il cui saldo oggi è di 150.000 all'anno a 300.000-350.000 all'anno”.
La domanda che viene fuori è semplice: chi abiterà l’Italia dopo gli italiani?
In questi giorni sono a Parigi, dove la risposta si può vedere a occhio nudo riflessa in una società che è stata con gli anni travolta da un cambiamento demografico-religioso senza precedenti nella storia d’Europa.
Basta prendere la Ratp per Créteil. Su 90.000 abitanti, il 20 per cento sono musulmani. Sono soltanto venti minuti di treno dal centro di Parigi, ma è tutto un altro mondo: nordafricani, pakistani, tamil, siriani. E ti domandi: “Qual è il mio posto in questo ex paese di cultura giudaico-cristiana?”.
Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni
Iscriviti a La newsletter di Giulio Meotti per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.