“Sotto il nazismo la censura era di stato, oggi viene dalle minoranze”
Così il celebre politologo tedesco Jürgen Falter. “Il politicamente corretto ci sta portando alla schiavitù interiore. C’è chi vuole rimuovere Kant e Hegel dalle biblioteche perché razzisti"
Il celebre scienziato politico Jürgen Falter vede la cultura minacciata dalla censura. Così, assieme ad altri 450 scienziati delle università tedesche, ha lanciato la “Rete per la libertà scientifica”. Lamentano che la libertà di ricerca e di insegnamento, garantita dalla costituzione, sia sempre più soggetta a censure morali e politiche delle minoranze.
Il politologo di Magonza è a colloquio con Focus. “Pensiamo all'assurda richiesta di rimuovere Kant o Hegel dalle biblioteche perché razzisti” dice Falter a esempio di un politicamente corretto ormai fuori controllo. “Ci dirigiamo verso la censura e la schiavitù interiore. Questa volta, tuttavia, la pressione non viene dallo stato, come era sotto il nazionalsocialismo, ma dai gruppi sociali. Questo porta a un restringimento degli orizzonti e a una perdita di possibilità di conoscenza. Ci sono sviluppi molto preoccupanti, soprattutto nelle scienze umane e sociali. Recentemente mi è stato detto da alcuni colleghi durante una discussione sul nazionalsocialismo che il termine ‘ebrei’ dovrebbe essere sostituito con ‘persone di fede ebraica’. Questo è persino sostanzialmente sbagliato, poiché i nazisti non si occupavano della fede, ma delle loro teorie razziali”.
Secondo Falter i problemi iniziano nel Sessantotto: “Il bersaglio delle proteste studentesche erano e sono gli insegnanti liberali e conservatori, perché non rientrano politicamente nella loro visione del mondo. L'obiettivo primario della scienza non dovrebbe essere la conoscenza, ma il cambiamento del mondo nel senso delle proprie idee. Ora sta tornando in una veste diversa, combattendo la discriminazione contro le minoranze di tutti i tipi”.
“Siamo in crisi perché le élite si sono prosciugate mentalmente", dice alla Welt un’altra politologa firmataria dell’iniziativa, Ulrike Ackermann. “Una minoranza di studenti forza le espulsioni e alla fine gli amministratori universitari codardi non si oppongono”.
Ci vorrebbero ovunque dei coraggiosi universitari come lui.