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Se nelle moschee italiane si celebrano i terroristi, Roma l'hanno già conquistata
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Se nelle moschee italiane si celebrano i terroristi, Roma l'hanno già conquistata

Il centro islamico della capitale che oggi prega per il capo di Hezbollah è solo uno di tanti. Ma quel che è peggio è che sono le stesse moschee dove entrano vescovi, università e politici

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Giulio Meotti
ott 03, 2024
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“Conquisteremo Roma, che sarà un avamposto delle conquiste islamiche che si diffonderanno per tutta l’Europa e poi si sposteranno nelle due Americhe”. A pronunciare queste parole è Yunis al Astal, predicatore e deputato di Hamas. “Molto presto, per volontà di Allah, Roma sarà conquistata, proprio come lo è stata Costantinopoli e come è stato profetizzato dal Profeta”.

Questo e altre centinaia di discorsi simili - dal Canada alla Siria, dalla Danimarca al Qatar passando per la Germania e l’Inghilterra - possiamo liquidarli come il delirio di un pazzo.

Ma se consideriamo che oggi, 3 ottobre, in una moschea di Roma, sotto il naso delle autorità italiane e nell’indifferenza di tutti i media, in quelle stesse moschee dove vanno a “dialogare” vescovi, accademici e intellettuali, si piange un capo del terrorismo islamico, forse allora quella di Astal ci apparirà, più che come la farneticazione di un fanatico, come la promessa e la minaccia di un realista.

E basta vedere chi ha frequentato quella moschea per capire fino a che punto si stanno infiltrando nel sistema.

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