"Se cade l'Armenia poi toccherà alla vecchia Europa depositaria della cultura giudaico-cristiana"
Intervista al grande scrittore Sylvain Tesson di ritorno dal popolo minacciato di annichilimento. "All'Azerbaijan ci lega un gasdotto, all'Armenia millenni di cultura che i turchi vogliono cancellare"
Sylvain Tesson è tra i grandi avventurieri e scrittori del nostro tempo (l’ultimo libro con Gallimard La pantera delle nevi è stato tradotto in Italia da Sellerio, come i suoi Sentieri neri). Divoratore di chilometri, Tesson tre anni fa è caduto da più di dieci metri mentre si arrampicava sullo chalet di un suo amico a Chamonix, uscendone gravemente disabile e con una paralisi facciale. Tesson si è appena recato in Armenia, per esprimere solidarietà al popolo nuovamente minacciato a cento anni dal genocidio del 1915 a opera dell'Impero Ottomano. Mentre l'Europa e l'Occidente sanzionano la guerra della Russia in Ucraina, l'Armenia è abbandonata a se stessa. Tesson ha appena raccontato che durante la sua recente visita in Vaticano su invito di Emmanuel Macron ha chiesto al Papa e al segretario di Stato Vaticano di fare il nome dell'aggressore dell'Armenia, l'Azerbaigian. Richiesta che Francesco e Parolin hanno rifiutato. Pochi giorni dopo, il presidente azero Ilham Aliyev riceveva l'arcivescovo Marek Solczynski, nuovo nunzio apostolico della Santa Sede in Azerbaigian. Solczynski ha detto ad Aliyev che Papa Francesco gli aveva chiesto di portargli i suoi saluti. Oggi, 2 dicembre, una delegazione vaticana guidata dall’arcivescovo Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, si è incontrata con il ministro degli Esteri dell’Azerbaijan per parlare di “cooperazione”. Come le 108 chiese e monumenti storici armeni distrutti dall’Azerbaijan e dettagliati in un grande e recente rapporto della Cornell University, negli Stati Uniti, molte convertite in moschee? Se neanche il Papa parla di armeni, se oggi gli eserciti turchi e azeri muovessero nuovamente guerra a questa piccolissima enclave cristiana in un oceano islamico, chi interverrebbe a loro difesa, visto poi che la vecchia alleanza turco-tedesca è ancora in piedi? Ma in fondo, non c’era già stato un triste pittore di Braunau am Inn che, nel preparare lo sterminio degli ebrei, disse “chi si ricorda degli armeni”?
Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni
Iscriviti a La newsletter di Giulio Meotti per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.