"Rispetto tutti, ma resto fedele a me stesso, sono cristiano e non porterò fasce arcobaleno"
Star dell'hockey si toglie l'uniforme conformista. Rieducazione nordcoreana. Nell'Occidente fru fru tutti devono pattinare nella stessa direzione. Cuoci la torta. Indossa la maglia. Piega il ginocchio
“Sono l’unico omosessuale infastidito dal nuovo fascismo gay intollerante?”, ha chiesto Bret Easton Ellis, il grande scrittore americano autore di American Psycho e altre feroci satire del glamorama occidentale. “Una poltiglia ideologica è importata dagli Stati Uniti e secondo cui dobbiamo mettere bianchi, donne, LGBT ovunque per arrivare a questa umanità arcobaleno che i nostri nuovi crociati sognano” incalza su Le Figaro il filosofo Pascal Bruckner, autore del Singhiozzo dell’uomo bianco.
Ora un eroe dello sport americano, dove si è abituati a vedere tutti singhiozzare facendo professione di fede progressista, è finito nei guai per aver rifiutato la fascia arcobaleno. Rieducazione nordcoreana, perché come dice al Wall Street Journal James Davison Hunter, che ha coniato l’espressione “culture wars”, “i progressisti hanno vinto le guerre culturali” e ora senza Trump l’America è finalmente un posto tollerante e prima delle partite nessuno dovrà più inginocchiarsi con il pugno chiuso. Basterà sfoggiare un nastro colorato per dimostrare fedeltà. “Non ci sono gulag in America, non esiste sistema di credito sociale come in Cina, godiamo di libertà straordinarie, eppure le persone agiscono, sempre più, come in un paese totalitario” scrive la giornalista Bari Weiss sul giornale tedesco Die Welt. “Queste persone mi scrivono ogni giorno. Ammettono di censurarsi regolarmente al lavoro e con gli amici; di soccombere alla pressione sociale e twittare l'hashtag giusto; di ripetere a pappagallo slogan in cui non credono per proteggere i loro mezzi di sussistenza, come il fruttivendolo nel famoso saggio di Václav Havel”. Esponeva tra mele e pere una frase: “Lavoratori di tutto il mondo unitevi”. Perchè, si chiede Havel, lo fa? Perchè così facendo “egli dichiara la propria fedeltà, nel solo modo che il regime è in grado di recepire, ossia accettando il rituale prescritto, accettando le apparenze come realtà, accettando le regole fissate del gioco”. E per chi, come Guido Barilla, dichiara di voler fare soltanto pubblicità con la famiglia composta da un padre e una madre, ci penserà il sindaco di New York Bill de Blasio: boicottaggio!
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