Quando al Papa fecero il funerale da vivo al grido di "Je suis le Muftì"
In Italia giornali e laiconi colpirono Ratzinger quando a Ratisbona disse la verità sull'Islam e veniva bruciato in piazza. Dalla Repubblica a Umberto Eco, la codardia di quelli a cui piace piacere
Nel 2006 sul giornale francese Le Figaro uscì un articolo (l’unico nella patria di Voltaire) a difesa di Benedetto XVI dopo la sua lectio all’Università di Ratisbona. “Di fronte alle intimidazioni islamiche, che deve fare il mondo libero?”, il titolo. “Le reazioni suscitate dall'analisi di Benedetto XVI sull'Islam e la violenza fanno parte dell'obiettivo che lo stesso Islam si pone: spazzare via la cosa più preziosa che possiede l'Occidente e che non esiste in alcun paese musulmano, ovvero la libertà di pensiero e di espressione. L’islamismo mira a mettere la sua cappa di piombo sul mondo intero. Benedetto XVI sta soffrendo la crudeltà di tale esperienza. Come in altri tempi, è necessario dire a chiare lettere che l'Occidente è il mondo libero nei confronti di quello musulmano, e, come in quei tempi, gli avversari di questo mondo libero, funzionari zelanti del Corano, pullulano al suo interno”.
L’autore, il filosofo Robert Redeker, fu condannato a morte con una fatwa e finì sotto protezione della polizia. Al mio giornale, Il Foglio, in quei giorni ci fu una discussione: pubblichiamo l’articolo sul Papa e l’Islam che rischiava di costare la vita al suo autore? E i rischi valevano la pena? Io parteggiai per la pubblicazione. E così fu. Ma perché tanta paura? Cosa c’era di così scandaloso? Il 12 settembre 2006 sarà ricordato come una delle più strabilianti genuflessioni culturali dell'Occidente all'Islam. Gli islamisti presero sul serio il Papa a Ratisbona: in Iraq staccarono la testa a padre Iskander, in Turchia martirizzarono don Santoro, in Somalia uccisero suor Lionella e nella turca Malatya incaprettarono e torturarono a morte gli stampatori di Bibbie. I laici risposero con un sonoro e corale “facciamoci i fatti nostri”.
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