"Pubblichiamo Talebani, Hamas, Erdogan e comunisti cinesi, ma non le opinioni dei conservatori"
Confessione-capolavoro di un giornalista: "I colleghi mi chiesero il mio panino preferito. Risposi uno al pollo fritto. Ma era di proprietà di cristiani contrari alle nozze gay. E mi distrussero"
“Ripetiamo a pappagallo slogan in cui non crediamo per proteggere i mezzi di sussistenza, come il fruttivendolo di Václav Havel”. Così la giornalista che se ne è andata dal New York Times, Bari Weiss, in un saggio sul giornale tedesco Die Welt. Il riferimento è alla famosa storia di Havel, drammaturgo, dissidente e presidente ceco dopo il comunismo. "Un fruttivendolo espone tra le mele e le carote una frase: ‘Lavoratori di tutto il mondo unitevi’. Perché lo fa? Perché così facendo dichiara la propria fedeltà, nel solo modo che il regime è in grado di recepire, accettando il rituale prescritto e le regole fissate del gioco”.
Questa era la Cecoslovacchia comunista degli anni Sessanta e Settanta, che Louis Aragon definì “il Biafra della mente” e Heinrich Böll un “cimitero culturale”, per descrivere la sterilità, la persecuzione e il silenzio che le autorità filosovietiche avevano imposto alla vita culturale di Praga.
Ecco cosa succede invece nel 2024 nel più blasonato giornale mainstream e liberal (ma non per questo meno ideologicamente servile) se non esponi la frase “Woke di tutto il mondo unitevi”.
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