"Oggi comprare un figlio con l'utero in affitto è come prenotare un biglietto aereo"
Le pance delle donne sono un business da 129 miliardi e l'Unione Europea lo regolamenta, come se i bambini fossero bulloni e biscotti. Nell'Occidente che dissimula tutto, la schiavitù è un diritto
La vita in vendita. Così l’ha definita Jacques Testart, il grande biologo “padre” della prima bambina francese nata in provetta, Amandine, nel 1982. La surrogata è il nuovo genere di schiava, ragazza contenitore, prestatrice d’opera, che per soldi prenderà ormoni e resterà incinta, partorirà con dolore come tutte, a volte allatterà il piccolo per qualche giorno, poi lo consegnerà ai genitori acquirenti e le verrà saldato il conto, l’hanno regolarmente comprata, è roba loro. Un business come un altro, ormai. Un nuovo modo di pensare, uno “stile di vita moderno”. In Francia le chiamano mère porteuse, che suona più dolce di utero in affitto. Donne involucro con le spese rimborsate, cameriere della maternità da trattare con la cura che si dedica a una provetta di vetro, baby brokering sempre più fiorente, sempre più regolarizzato, sempre meno sconvolgente nell’Occidente che dissimula tutto e dove anche la schiavitù diventa un diritto.
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