Nella "dittatura del relativismo" è diventato reato criticare il mondo Lgbt
Siamo oltre l'immarcescibile politically correct. Processi, licenziamenti, corsi di rieducazione à la Barilla. Prima hanno cancellato la distinzione kantiana tra morale e diritto, ora pure il dissenso
Chi ricorda il caso Rocco Buttiglione? “Mi sono limitato a riferire la distinzione kantiana tra morale e diritto. Un conto è la legge morale, un altro quella di un Parlamento: io non rinuncio alla mia morale, ma non pretendo che il Parlamento vi si adegui”. Ma alla maggioranza degli europarlamentari, totalitari soft post-kantiani, non è bastato e così il filosofo e politico cattolico perse l’incarico di eurocommissario nella Commissione Barroso. Era il 2004 e sembra secoli fa. Ora vige quella che il Wall Street Journal chiama “la nuova intolleranza”. Perché “un conto è non discriminare le coppie omosessuali, altra cosa è costringere individui e organizzazioni” a uniformarsi al pensiero unico. E non riguarda soltanto i cattolici. A New York, una corte ha appena obbligato la Yeshiva University - la principale istituzione educativa ebraica - ad accogliere i club Lgbt e il caso finirà davanti alla Corte Suprema. In Inghilterra i gruppi Lgbt stanno usando le leggi sull’uguaglianza per reprimere la libertà di parola. Nella storica disputa fra uguaglianza e libertà, la prima - nelle sue nuove forme coercitive e omologanti - ha schiacciato la seconda.
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