"Nel Sessantotto ho visto esplodere e collassare l'Occidente"
I ricordi di chi c'era con Ratzinger: "Una sera mi disse: 'La tua rivoluzione marxista non ha portato a nulla'". L'intervista a Rod Dreher: "Per Benedetto fu l'inizio della dittatura del relativismo"
Dal 1974, il Ministero per la Sicurezza dello Stato della Ddr, la Stasi, raccoglieva informazioni sull'allora professor Joseph Ratzinger, bollato come "uno dei più feroci oppositori del comunismo". Sei anni prima, Ratzinger insegnava nella prestigiosa Università di Tubinga, al tempo la “Mecca intellettuale” dei radicali sessantottini. Gli studenti presero d'assalto le sue lezioni, gli urlarono in faccia slogan anticristiani, impedendogli di insegnare. Tutti i grandi intellettuali del tempo flirtarono con l’assalto alla cultura occidentale e i loro stupidi slogan esplodevano come bombe a mano. Erano anni in cui gli studenti occuparono i locali dell’Istituto a Francoforte e T.W. Adorno, che aveva dovuto lasciare la Germania a causa del nazismo, fu costretto a interrompere il suo corso. Jürgen Habermas, che di quel celebre istituto era già allora uno degli esponenti di punta e che nel 2004 dialogherà con Ratzinger su ragione e fede, accusò il movimento studentesco di “Linken Faschismus”, fascismo di sinistra. Quei tre anni di insegnamento lasceranno un solco profondo nella coscienza del futuro Papa Benedetto XVI. Alla sua morte, ex studenti e colleghi del corpo docente ora raccontano che Ratzinger formulò allora il giudizio, che ritorna anche nel suo testamento appena diffuso in Vaticano, sul Sessantotto come cesura senza ritorno della cultura occidentale…
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