Mancini è soltanto l'uomo qualunque europeo in vendita all'Islam
Lo stolto guarda il dito (un altro italiano che finirà come Beckham e Vettel) e non la mezzaluna che si compra mezza Europa (ben più che due maglie e palle da calcio) e impone la sharia all'Occidente
Con il Newcastle dell'Arabia Saudita, il Paris Saint Germain del Qatar e il Manchester City degli Emirati Arabi, nulla di strano che Roberto Mancini vada a lavorare alla Mecca. Mancini è solo un altro Sebastian Vettel, il pilota ecologista che corre coi soldi della Aramco, il colosso petrolifero saudita che da solo è responsabile del 4 per cento delle emissioni nel mondo dal 1965 (d’altronde il Qatar non ha ospitato la conferenza dell’Onu sul clima pur essendo il più grande emettitore di Co2 pro capite al mondo?), e un altro David Beckham, l’icona dell’inclusione Lgbt che ha un contratto da 178 milioni con il Qatar, che si è comprato l’aeroporto di Londra, Tiffany e il gigante mondiale del lusso Lvmh.
Nessuno al mondo paga come la Mezzaluna, non i russi, non gli indiani, non i cinesi, non certo gli occidentali in affanno da debito pubblico e recessione. “In quattro anni, gli investimenti dei paesi del Golfo in Europa sono aumentati del 180 per cento”, rivelava giorni fa il grande quotidiano economico tedesco Handelsblatt. Il Qatar si è appena comprato anche il World Padel Tour.
Ma lo stolto guarda il dito e non la mezzaluna che si compra mezza Europa: ben più che due maglie e palle da calcio. Parliamo di banche, università, fondi sovrani, cultura, influenza politica. “L’Islam è come l'umidità in casa: inizialmente la minaccia è invisibile, penetra nei muri che, a poco a poco, si sgretolano” dice lo scrittore algerino Boualem Sansal a L’Express. “Quando te ne rendi conto è troppo tardi, devi distruggere tutto per ripulire. Diventa una missione impossibile. Siamo nella fase in cui abbiamo scoperto che l'islamismo sta corrodendo la nostra casa. Nelle nostre società all'inizio reagiamo, poi ci lasciamo sopraffare dalla fatica, ci diciamo che cercheremo di capire, di incanalare, di negoziare con paesi come l'Arabia Saudita…”.
Credit Suisse è per un quinto nelle mani di Qatar e Arabia Saudita. E ora i sauditi si lanciano sul mercato internazionale dei debiti pubblici.
C’è “l’impero tedesco del Qatar” come lo chiama Politico. Non solo, come racconta Le Monde, l’emiro del pallone è strategico in Porsche, Volkswagen, Deutsche Bank, Siemens e Bayern Monaco, per citare solo alcune brand tedeschi. L’emiro sta diventando centrale nell’economia tedesca.
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