Jan 20 • 0M

"L'Italia non si vergogna neanche un po' a inginocchiarsi di fronte a chi vuole finire il genocidio di noi Armeni?"

Intervista-audio alla scrittrice della "Masseria delle allodole", Antonia Arslan. "L'Europa sia fedele alle sue radici cristiane, non a chi rade al suolo persino le fondamenta delle chiese"

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Giulio Meotti
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Una chiesa armena distrutta, la scrittrice Antonia Arslan, il dittatore azero Alyev nel “parco della vittoria” a Baku con gli elmetti dei soldati armeni uccisi e il ministro della Difesa Guido Crosetto la scorsa settimana a Baku

“#Genocidio #Armeni: Non credo che il Gran Mufti turco abbia titolo a parlare dei valori del #cristianesimo”, aveva scritto Giorgia Meloni nel 2015. Tutto dimenticato, a quanto pare, come se una volta al potere prevalesse l’etica della convenienza per cui si salvaguarda la libertà dei popoli solo quando è utile. E la libertà dell’Armenia non sembra di grande utilità. “Voglio inviare un messaggio di speranza al popolo armeno, come a tutti i cristiani d'Oriente, oggi abbandonati dall'Occidente che sta perdendo il filo della sua civiltà”, ha scritto il francese Philippe de Villiers. Nessun politico, ministro, scrittore, giornalista o personalità pubblica italiana deve ancora scrivere tanto, neanche dopo la guerra del 2020 o in questi 40 giorni in cui gli armeni del Nagorno Karabakh sono sotto blocco azero totale. E come racconta una inchiesta questa settimana, tace anche il Vaticano.

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