L’Italia è un orrendo festival dei buoni sentimenti
A Sanremo ci si traveste, indossano corone di spine e si trova rivoluzionario il bacio gay. Femministe che attaccano la Treccani perché sessista. Ci ricorderanno come un paese di ipocriti decerebrati
Che cabaret pietoso siamo diventati.
Sanremo, da festival della bella musica, è stato trasformato nel festival delle banalità, con conduttori che si mettono parrucca e corone di spine e musicisti gay che trovano rivoluzionario e irriverente baciarsi sul palco. Intanto una truppa di cosiddette femministe, guidate dalle solite Boldrini e Murgia, lanciava la sua guerra santa contro la Treccani, invitandola a riscrivere la voce “donna”, perché “offensiva”, un po’ come facevano ben più seri censori nella Germania dell’Est, “Hauptverwaltung Verlage und Buchhandel”, l’amministrazione per l’editoria e il commercio dei libri, quando leggevano i romanzi prima della pubblicazione alla ricerca di parole che avrebbe confuso il popolo socialista, per eliminarle.
E bisogna ridere, apprezzare o quantomeno tacere, altrimenti sei razzista, fascista, bigotto, omofobo e misogino. I media e i mediatizzati sono l’avamposto della Bontà!
La verità è che siamo un paese culturalmente ormai inesistente, dove il politicamente corretto è questo scherzetto qui, dove si è considerati politicamente scorretti a dire “frocio” e “negro” in televisione, dove non si scrive e discute più di niente, dove non ci si divide più sulle questioni che contano perché non vogliono neanche che siano pensate e dette, dove non esiste più classe dirigente o intellettuale, o anche solo artisti che non siano scappati di casa trasformatisi in funzionari di questo gigantesco Pride, questa ridicola Utopia ultradolce fatta di siparietti e polemiche irreali, questa Telethon moralistica e trash che vuole fare dello spettatore un militante della Virtù dandogli Panem et circenses.
In verità, questa litania italiana dei buoni sentimenti è solo il catechismo ipocrita con cui ciascuna di queste comparse ormai si presenta e cerca di piazzarsi in società. Tira l’omoerotismo? Un bel bacio sul palco. Tira il transgender? Mi metto la parrucca e ancheggio. E’ apprezzata un po’ di bassa cristianofobia? Indossiamo la corona di spine. Questi buoni sentimenti seguono sempre le ultime tendenze. E’ un esibizionismo ondeggiante, ammiccante, con quel fintamente nonsoché di spregiudicato e di casual, un vittimismo usa e getta, come gli accendini.
Siamo un paese dove può tranquillamente succedere di passare dalla protesta virtuosa (quando scatta) in favore di una donna perseguitata da qualche imam all’indignazione, altrettanto virtuosa, contro il “sessismo” nella Treccani.
“La cultura occidentale sta cadendo a pezzi a grande velocità” mi spiegava nelle stesse ore il filosofo francese Michel Onfray. “Tanto più che l'odio per la cultura non è opera dei soliti nemici della cultura, barbari, soldati, guerrieri, bruti, ma viene ormai dagli stessi uomini di cultura, accademici, scrittori, sociologi, pensatori, giornalisti, artisti mondani che accendono ogni giorno cento falò intellettuali. Di questo passo, presto non ci saranno altro che le rovine della nostra civiltà”.
A noi, di questo passo, ci ricorderanno come un paese di decerebrati. Cosa si nasconde sotto questo nostro cerone di candida innocenza falsa e sciroppata? Niente.
Veramente rivoluzionario sarebbe stata una normalissima coppia di fidanzati etero, bianchi, cattolici, ebrei ancora di più, a giurarsi eterno amore e tanti bimbi. Veniva giù l’Ariston.
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