Le città europee bruciano, ma i pompieri hanno stretto un patto con i piromani
Bruxelles in fiamme, in Svezia le ambulanze non entrano, in Inghilterra è guerra settaria, in Francia decapitano per strada. In Europa ci sono più di 900 "no go zone". Benvenuti nella balcanizzazione
“Il calcio unisce i popoli”, “il calcio cancella le differenze”. Che carini! Che magnifica morale! In Belgistan è stato giubilo popolare! Dopo che il Marocco ha sconfitto il Belgio alla Coppa del Mondo, i tifosi del primo - tutti cittadini belgi, va da sè - sono scesi in piazza e hanno deciso di incendiare Bruxelles. Perché i "tifosi" dovrebbero scatenarsi per la vittoria della squadra rivale del proprio paese? Quanto siamo ingenui, pur di non vedere che a bruciare è l'odio di una società parallela che non ha niente a che vedere con il calcio. Giovani migranti hanno usato la vittoria del loro paese per mostrare alla società belga chi un giorno indosserà i pantaloni. La questione cruciale è cosa dicano quelle immagini sullo stato dell'integrazione quando i migranti, dopo una vittoria del paese da cui provengono, devastano le strade del paese che li ha accolti. Ma è una questione che abbiamo smesso da tempo di porci. Nessuno vuole sentire la risposta. A bruciare non erano le candele dell'Avvento, ma automobili, bidoni della spazzatura e negozi illuminati da entusiasti “neobelgi”. Il centro di Bruxelles è stato distrutto. Un’orda ha attaccato la polizia, saccheggiata, distrutta. Hanno persino preso a sassate le ambulanze. Ambulanze, ripeto. La stazione di polizia di Liegi Droixhe è stata attaccata da 50 persone che sventolavano bandiere marocchine, fracassavano finestre e vandalizzavano auto della polizia. A Borgerhout, un uomo è salito sul balcone di una casa e ha strappato la bandiera belga. Forse questo era il suo modo di esprimere gratitudine per essere stato accolto.
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