La "piccola Europa" di Milan Kundera sta morendo
Il grande scrittore cantò le "piccole nazioni che sanno di poter scomparire". Temeva le invasioni, ma la loro sorte è segnata da quella forza segreta che decide il destino dei popoli: la demografia
“La piccola nazione è quella la cui esistenza può essere messa in discussione, che può scomparire, che lo sa”. Così scriveva in Un Occident kidnappé (1983) il grande romanziere ceco Milan Kundera. “Un francese, un russo, un inglese non sono abituati a fare domande sulla sopravvivenza della propria nazione. I loro inni parlano di grandezza ed eternità. L'Europa centrale come patria di piccole nazioni ha una sua visione del mondo basata su una profonda sfiducia nella storia. La storia, questa dea di Hegel e Marx, che è la Storia dei vincitori. Tuttavia, i popoli dell'Europa centrale non sono vittoriosi. Ecco perché in questa regione di piccole nazioni che ‘non sono ancora morte’, la vulnerabilità dell'Europa, di tutta l'Europa, è visibile più chiaramente e prima che altrove. In questo senso, il destino dell'Europa centrale appare come l'anticipazione del destino europeo in generale e la sua cultura assume un'enorme rilevanza”.
Kundera temeva le invasioni. Ma è difficile non pensare a questo brano straordinario dell’autore dell’Insostenibile leggerezza dell’essere leggendo un titolo questa settimana del Washington Post:
“L'atto di scomparsa della Bulgaria: la popolazione è diminuita di oltre l'11 per cento in dieci anni”. Secondo il suo ultimo censimento, tra il 2011 e il 2021, la popolazione della Bulgaria è scesa di 844.000 persone a 6,5 milioni. La popolazione aveva raggiunto il picco poco prima della caduta del comunismo a 9 milioni. Secondo le stime dell'Unione Europea, la popolazione scenderà a 5,3 milioni entro il 2050. Una società che invecchia, giovani che se ne vanno, culle sempre più vuote. Ricorda qualcosa?
Papa Francesco ha appena detto che “l’inverno demografico” sta uccidendo l’Italia. In numerosi paesi europei, è sempre inverno. O per dirla con il Financial Times, “lì è in corso la più grande perdita di popolazione della storia”. Se l’India riduce il suo tasso di fertilità, come sta facendo, è una cosa positiva. Se piccoli paesi europei di 5-10 milioni di abitanti hanno un tasso simile da decenni, è la morte dell’Europa.
La Bulgaria sta vivendo il declino demografico più rapido al mondo e la sua popolazione diminuirà di un quarto entro il 2040. Mancano soltanto una ventina di anni. Più di due terzi del Paese saranno “deserti demografici” entro vent’anni, racconta La Croix. In pratica, in un secolo un paese europeo ha perso due terzi della propria popolazione. Petr Ivanov, un accademico bulgaro, ha commentato così la notizia: "La Bulgaria sta passando una fase di morte demografica clinica, sta morendo… Siamo la nazione che sta scomparendo più velocemente al mondo".
Il matematico ceco Jakub Marian ha creato una mappa dell’Europa secondo un indice particolare. Più i colori sono scuri più forte è la crisi demografica. Tutto il sud Europa, quello più colpito dalla crisi economica, si sta letteralmente spegnendo. La parte centro-settentrionale ha colori tenui: lì, la popolazione immigrata giovane sta sostituendo quella nativa. Ed è verde, il colore dell’Islam.
C’è una città bulgara, Vidin, che in trent’anni è passata da 162.000 a 85.000 abitanti. “Vidin è in una spirale di morte in cui un'economia stagnante e un declino demografico si sono avvicendati l'un l'altro. Vidin è la capitale mondiale del declino demografico, il ground zero del crollo demografico. Non si era mai visto in tempi di pace e ricorda più guerre e pandemie”.
“La Grecia, paese dei vecchi”. Questo il titolo due giorni fa di Neos Kosmos. Un altro piccolo paese che ha fatto la storia e la cultura europea. Il quotidiano Ekathimerini, riportando i dati del Centro nazionale di ricerca sociale greco, scrive che “il paese perderà metà della popolazione in 35-50 anni” se non ci sarà una inversione di tendenza nelle nascite, nella fuga dei giovani all’estero e nell’invecchiamento della popolazione. Sul New York Times l’editorialista greco Nikos Konstandaras ha scritto: “I greci sono in lotta per la sopravvivenza”.
Il Washington Post è andato a raccontare la scuola elementare Kalpaki. “Per il 2018, c’erano solo 13 studenti in prima elementare. Alcuni vivevano in villaggi dove erano gli unici bambini. Una mezza dozzina di altre scuole della zona avevano chiuso di recente. L’economia greca non incombe più sull’Europa come un pericolo che mette in pericolo l’euro, ma il paese sta iniziando a lottare con la prossima fase di pericolo: un calo dei bambini che ha aumentato la probabilità di una Grecia ristretta e indebolita per gli anni a venire”. Il Financial Times si è recato a Roviata, vicino a Efira: “Solo 150 persone ora vivono a Roviata e quasi i due terzi sono in pensione. Konstantopoulous è uno dei tre contadini rimasti in quello che un tempo era un vivace centro agricolo. ‘Mio padre ha avuto nove figli, io ne ho una, qui c’è un bambino nato ogni 15 morti. Alla fine non ci sarà nessuno, non ci sarà alcun villaggio’”.
Il quadro è terrificante. La Romania perderà il 22 per cento della popolazione nel 2050, seguita da Moldavia (20 per cento), Lituania (17 per cento), Croazia (16 per cento) e Ungheria (16 per cento).
E se in due generazioni la Polonia e la Slovacchia perderanno un quarto della popolazione, il Wall Street Journal ci porta in Lettonia, un altro piccolo paese dell’Unione Europea. “Per trent’anni, Inara Frolova, una funzionaria locale, ha registrato la velocità con cui questo distretto sul confine orientale si è rimpicciolito. Quando i suoi tre fratelli, il primo marito e suo figlio partirono per l'Irlanda, lei lo scrisse. Quando le nascite hanno raggiunto il livello più basso di sempre l'anno scorso, ha inserito i dati. Quest'anno, con la sua popolazione che è la metà di quella del 1990, la contea di Dagda è stata considerata troppo piccola per supportare un governo locale e si è fusa con una contea vicina”. Da quando è entrata a far parte dell'Unione Europea, con le sue frontiere aperte e la libertà di lavorare ovunque nel blocco, la Lettonia ha già perso il 17 per cento della sua popolazione.
A Dagda, sulla facciata in mattoni di un condominio, un murale di epoca sovietica proclama: "Gloria al lavoro".
Triste epitaffio di un mondo che sta scomparendo. E che, come scriveva Milan Kundera, anticipa il generale destino europeo, Italia compresa.
Immagino il sorriso ebete degli abortisti davanti a questa notizia. Non hanno mai capito nulla e mai lo capiranno. Idioti.
Un suo articolo del 2014 credo insegna che la volontà abortista e il progetto EUGENETISTA uniti alla visione neomalthusiana sono perseguiti forse da prima della seconda guerra mondiale. Ecco stiamo assistendo ai risultati. Una contrazione della crescita della popolazione che presto verrà soppiantato da intelligenza artificiale. Pas màl