La "diversità" è il nostro Titanic. L'Islam, il nostro iceberg
L'amore è halal, ma ogni giorno è scontro tra musulmani e fluidi, donne col burqa e donne col pene. Sembra ridicolo, ma questo buonismo orwelliano falso e folle è il nostro tranquillante suicida
Quando il governo olandese ha proibito il niqab, un gruppo di politici (maschi) laburisti ha protestato indossando niqab colorati durante il Pride di Amsterdam. Uno dei tanti cortocircuiti di un progressismo occidentale che sta andando a picco.
Vogliono “decostruire” la cultura occidentale classica, sostenendo che un dato racconto per bambini trasmette “stereotipi di genere”, un dato film “alimenta il razzismo”, un dato romanzo perpetua una “costruzione sociale problematica”, una data convenzione grammaticale è “oppressiva”. Non si stancano invece di difendere i simboli più retrogradi, purché esotici: abaya, hijab, niqab, burkini. Sono ancora più timidi nella denuncia dell’escissione, dei matrimoni forzati e della “modestia islamica” imposta alle donne, mentre pensano che il modello della famiglia nucleare cattolica sia una “costruzione borghese” che opprime le donne e chi si sente di genere neutro. Piangono le vittime della violenza solo quando danno loro l'opportunità di condannare l'“archetipo del maschio bianco”. La logica è di una seducente perversione: più un gruppo è ostile alla civiltà occidentale, più dovremmo amarlo.
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