Jane Eyre e Judith Butler a Kabul, la "rotazione" multiculturale e gli autoscontri occidentali
L'inferno di Samira, l'inclusione dell'attrice italiana velata, l'Onu che ci accusa di "sessismo" e cede ai Talebani, le "catene umane contro la destra" e la fine di noi pulcini/e della "diversità"
Vent’anni fa moriva una ragazza algerina molto coraggiosa, Samira Bellil. Dice niente il nome? Si tratta dell’autrice di un libro intitolato Dans l’enfer des tournantes. Nell'inferno della… La parola francese “tournante”, nel contesto usato da Samira, significa “rotazione”. Passarsi la preda. Al tempo, il libro di Samira aveva “scioccato” la Francia con la sua rappresentazione della vita nelle banlieue musulmane, dove lo stupro di gruppo è endemico.
Era bella, Samira. Aveva uno sguardo intenso, lo sguardo di chi aveva visto la gorgone multiculturale. Si truccava, frequentava i bar, tutte attività haram agli occhi dei “ragazzi” del quartiere, per i quali una ragazza senza velo, non sottomessa, è una puttana.
Nel caso di Samira, il “tournante” è iniziato quando aveva quattordici anni, quando il suo “fidanzato” ha invitato sportivamente tre suoi compagni a fare di lei quello che volevano. Un mese dopo, il più violento del quartetto l'ha trascinata per i capelli giù dal treno e l'hanno stuprata di nuovo in gruppo. Gli altri passeggeri? Guardavano dal finestrino. Per i francesi poi si è trattato, per dirla con Libération, di “tourner la page”. Di voltare pagina.
La progressione dell’Islam fondamentalista ripugnava Samira, ma anche le bonarie femministe occidentali che cercavano di cooptarla per la loro stupida causa. Si scandalizzava Samira, di fronte a queste anime pie progressiste che predicavano una tolleranza che non era altro che codardia mascherata. E fu in grande solitudine, come unica armatura aveva la determinazione con cui riuscì a scuotere le coscienze e le istituzioni del suo paese adottivo, la Francia. Si mise in piedi da sola con le braccia incrociate nella piazza Tiananmen della tolleranza fallita.
I genitori di Samira erano inorriditi, non per lo stupro di gruppo della figlia, ma per aver scritto un libro che rivelava ciò che accadeva nelle comunità musulmane. Altro che “vivere insieme”, scrisse Samira. Così l’hanno cacciata di casa. E nel giro di due anni, a trentuno, Samira è morta di cancro, che a volte diventa la metafora di una vita.
Da allora, il “tournante” si è diffuso ben oltre le banlieue. Nove donne su dieci hanno dichiarato di essere state vittime di aggressioni sessuali o stupri nei trasporti pubblici di Parigi, secondo le cifre diramate non da qualche sito di estrema destra, ma dalle autorità.
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