"In nome dell'amore e dell'uguaglianza vi toglieremo i figli e la libertà"
Lavorano coi bambini disabili e ne vogliono uno. Ma sono cattolici, non queer à la page come Murgia, e lo stato nega loro l'adozione. Cina? Cuba? No, l'Occidente della quercia e vitello di Solzenicyn
“In alcuni paesi occidentali ‘pluralismo’ è una parola vuota, la società si mostra intollerante e reprime servendosi della calunnia”, scriveva il Conte di Montecristo dell’Unione Sovietica, Aleksandr Solzenicyn, ne La quercia e il vitello.
Straordinaria messa in mutande del funzionarietto vile, il leccapiedi, il furbastro, l'allineato, il falso generoso, il gregario terrorizzato, un microcosmo sovietico su cui aleggia, inaccessibile, il potere che non viene mai nominato da nessuno, se non con la locuzione “in alto”. Ma Solzenicyn ci avvertiva: anche da voi, in Occidente, è pieno di vitellini che sbattono la testa contro la quercia del potere statale, ci sono le facce già pronte, le schiene inclinate, le forbici dei censori già dall'arrotino e i nobili argomenti della repressione per il “bene” imparati a memoria.
La quercia oggi non è l’ideologia del correttismo, non più il politeismo dei valori di Max Weber o la soluzione liberale che si chiamava libera chiesa in libero stato, ma una ideologia fobica per qualunque variante che non sia il pensiero unico, una visione del dovere pubblico che è nelle mani di un nuovo potere integralmente scristianizzato, lo stato che si fa chiesa?
Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni
Iscriviti a La newsletter di Giulio Meotti per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.