Dieci anni fa scrissi un articolo per il Wall Street Journal dal titolo abbastanza eloquente: “Italia, R.I.P.”. Terminava così: “Una delle società più ricche, rilassate e pacificate del mondo opta per l'auto-liquidazione. Entro il 2050, il 60 per cento degli italiani non avrà fratelli, sorelle, cugini, zie e zii. Nel XIV secolo la peste spazzò via l'80 per cento della popolazione italiana. Nel XXI secolo sta scomparendo per scelta”.
Fu uno dei primi saggi sulla stampa internazionale che parlava del fenomeno di cui oggi si discute molto: il suicidio demografico. Portavo come esempio Bologna: “Nella città del sapere, le donne hanno in media meno di un figlio. Bologna ha più donne istruite di qualsiasi altra regione d’Italia ed è la capitale liberal degli accademici (Umberto Eco ha insegnato qui). La vita è facile, il cibo è ottimo e manichini vestiti con abiti di lusso dominano i negozi sui marciapiedi medievali. Ma ci sono più chiese rinascimentali che bambini”.
Qualche anno dopo ho letto una ricerca secondo cui sono italiane tre delle dieci città più vecchie d’Europa e Bologna è fra queste. Ogni anno vi si registrano il doppio dei morti rispetto ai nati.
Ora anche la grande stampa liberal ci arriva. "La popolazione italiana si sta riducendo al ritmo più veloce dell'Occidente ed è in prima linea in una tendenza demografica globale, lo ‘tsunami d'argento’” scrive questa settimana il New York Times, spiegando che l’Italia potrebbe “sparire”. Conclude il New York Times che siamo “un laboratorio per molti paesi occidentali con popolazioni che invecchiano”. The Lancet prevede che la popolazione italiana si dimezzerà entro la fine del secolo, riducendosi a 28-30 milioni.
“Ho appena completato nel nord Italia un tour di tre settimane in Europa” scrive Srdja Trifkovic sul Chronicles Magazine. “Luoghi ricchi di cultura e storia, la parte più civilizzata del mondo. Eppure anche il più piacevole, il meglio coltivato, il più civile angolo del pianeta è in palio per il primo che se lo prenderà. A tutti gli effetti, l’Europa è già un negozio di caramelle con la serratura rotta. Nelle strade europee, la follia non ha preso finora una forma visibile. C’è un malessere che colpisce tutta l’Europa: l’invecchiamento e il calo della fertilità. A Nizza, sull’iconica Promenade des Anglais, mi sono improvvisamente reso conto che la maggior parte delle persone che camminavano per strada erano vecchie, molto vecchie, e che c’erano pochi bambini che correvano lungo la passerella o giocavano sulla spiaggia. Lo stesso valeva per i giardini di Montpellier e il lungolago di Como. Lo spazio, specialmente lo spazio ricco di risorse e facilmente abitabile, non tollera vuoti di potere. Mentre guido attraverso i campi della Provenza e lungo la Costiera Amalfitana, trovo difficile apprezzare i colori e la luce senza temere come sarà tutto questo tra cento anni. Chi abiterà i villaggi deserti in cima alle colline, dominati da quei campanili a lungo silenziosi?”.
Resta da capire se non sia già troppo tardi per l’Italia per uscire da quella che gli esperti chiamano “trappola della bassa natalità”, le sabbie mobili di civiltà in cui sprofondi senza riuscire più a venire fuori. Sapendo, come scriveva Cesare Pavese, che “chi non fa figli per non mantenerli manterrà quelli degli altri".
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