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Il rumore sordo della testa mozzata di un armeno

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Zelensky chiede di non essere indifferenti sulle decapitazioni di soldati ucraini. Nulla si dice delle decine di armeni decollati come nell'Inferno dantesco negli ultimi due anni dai nostri "partner"

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Giulio Meotti
apr 12, 2023
∙ A pagamento
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Il rumore sordo della testa mozzata di un armeno
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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky oggi ha fatto appello ai leader internazionali dopo il video diffuso sui social dove si vedono soldati russi che decapitano due militari ucraini. "Qualcosa che nessuno al mondo può ignorare” ha detto Zelensky. Il ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba, paragona la Russia allo Stato Islamico.

I giornali, i siti e le televisioni d’Italia hanno tutte parlato e diffuso il video. La storia è diventata virale.

Nel canto ventottesimo dell’Inferno di Dante un dannato avanza con la testa mozzata in mano, la tiene per i capelli "a guisa di lanterna" e guarda i due poeti dicendo: "Oh me!". Oggi dovrebbe dire: “Oh me, armeno!”.

Negli ultimi due anni, infatti, emettendo un rumore sordo, senza vibrazioni, le teste di decine di cristiani armeni sono rotolate, mozzate dai soldati turchi e azeri, uno membro e l’altro partner della Nato, in una guerra combattuta per la terra ancestrale del più antico popolo cristiano del mondo e dove si muore quasi ogni giorno (ieri sette morti al confine armeno). Nessuno ha ripreso le loro storie e i video di queste mattanze, tutti disponibile eppure tutte ignorate. Sarà perché in fondo siamo a un nuovo capitolo di quella che il console tedesco Kuckhoff scrisse il 4 luglio 1915 sul genocidio armeno “la distruzione e l'islamizzazione di un intero popolo"?

L'Armenia sta per scomparire. Già la sua parte orientale gli è stata tolta. Putin vuole prendere la geografia. Il dittatore azero Aliyev e il sultano Erdogan vogliono annullare la storia. Il primo conquista. I secondi cancellano.

“Siamo come pecore rinchiuse in gabbia circondate da lupi dai denti lunghi” ha detto il primate della Chiesa apostolica armena, Vrtanès Aprahamian. “I lupi stanno solo aspettando un'opportunità per aprire il cancello e fare a pezzi la loro preda".

E l'Europa, tutta sugli attenti sull’Ucraina, non si muove, non fa nulla, non dice nulla, sugli Armeni. Nella società dello spettacolo di Guy Debord, a ciascuno il suo Rohingya e Uiguro. “Un cristiano con i baffi che beve vino all'ombra di un campanile fatto saltare in aria da un drone azero, non smuove il pubblico cyber-globale come un rifugiato saheliano”, ha scritto sugli armeni il romanziere francese Sylvain Tesson.

Gli Armeni non soddisfano i criteri per l'adesione alla pietà woke globale: non sono multiculturali, non sono fluidi e non si accontentano di assistere alla propria eutanasia storica.

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