"Il nichilismo che cambia sesso ai bambini e abolisce la natura umana è lo stadio terminale dell'Occidente"
Il "Museo delle donne" diventa dell'"uomo che allatta". Intervista a Michel Onfray sul suo libro: "Vogliono distruggere la Cristianità, sanno che è l'unico freno alla loro follia dell'Uomo Nuovo"
Quando l’associazione “Au Planning” ha fatto una campagna con una coppia transgender e barbuta che aspetta un figlio, i soliti irriverenti di Charlie Hebdo hanno chiesto: “Senza essere chiamati mascalzoni reazionari e transfobici, abbiamo il diritto di ridere di una coppia seduta su un divano con un uomo trans (una donna biologica che ha adottato un'identità di genere maschile) che aspetta un figlio e sfoggia una barba di tre giorni?”.
Ma che non ci sia nulla da ridere lo ha appena scoperto un medico armeno.
Sul suo lettino ginecologico esamina solo “donne vere”. Questo è ciò che ha risposto la settimana scorsa il dottor Victor Acharian, ostetrico-ginecologo di Pau, a una coppia trans. "Non ho le competenze per trattare con gli uomini, anche se si sono rasati la barba e sono venuti a dire alla mia segretaria che sono diventati donne", ha detto il medico. Parole che gli sono valse una serie di insulti e una denuncia ai magistrati. "Denunciamo le affermazioni transfobiche e discriminatorie del ginecologo Victor Acharian a Pau", ha scritto l'associazione SOS omofobia, che si prepara a sporgere denuncia.
Il 2023 sarà ricordato come “l’anno in cui sono state cancellate le donne”, scrive Ayaan Hirsi Ali, che fu infibulata in Africa e sfuggì a un matrimonio forzato, prima di finire sotto una fatwa in Occidente. “Mentre noi discutevamo su come dovremmo chiamare una ‘persona con una cervice’, in Kenya le mutilazioni genitali femminili hanno assunto una forma nuova e insidiosa, in Iran i servizi di sicurezza violentano le manifestanti e in Afghanistan i Talebani hanno reintrodotto la Sharia”.
Basta chiedere alla deputata laburista inglese Rosie Duffield per capire che c’è poco da ridere. Duffield ha commesso un “crimine” imperdonabile: affermare che solo le donne possono avere figli. Duffield è stata assalita sui social dopo aver messo un like a chi contestava un post della Cnn che si riferiva a “individui con una cervice”. Duffield ha reagito dicendo: “Sono ‘transfobica’ per sapere che solo le donne hanno una cervice…?”. Duffield, racconta il Times, ha ricevuto numerose minacce di morte e ammette di aver iniziato a provare paura camminando per strada.
Oppure potremmo chiederlo a Lisa Keogh, una mamma di due bambini e studentessa di legge all’Università di Abertay, in Scozia, indagata dalle autorità universitarie per i commenti che ha fatto durante i seminari. I suoi compagni si sono lamentati dopo che Lisa ha detto che le donne nascono con genitali femminili. “Mi hanno chiesto come definirei una donna e ho detto che lo è chi nasce con una vagina. Tumulto. Come mettermi un bersaglio sulla schiena. Avrei potuto dire che il cielo è blu e mi avrebbero attaccato”.
C’è anche il Telegraph per capire che c’è poco da ridere: “A un medico di famiglia è stato impedito di donare il sangue dal Servizio sanitario nazionale scozzese dopo che si è rifiutato di confermare se fosse incinto”. Steffen McAndrew, che lavora a Prestwick, è stato allontanato da un centro per la donazione non perché aveva i valori del sangue sballati, ma per essersi rifiutato di rispondere se stesse aspettando un bambino. Lo Scottish National Blood Transfusion Service fa sapere che la domanda è stata introdotta “indipendentemente dal sesso dei donatori” e prevede che anche i maschi rispondano. McAndrew ha replicato che non avrebbe ceduto per "placare la brigata del gender” e così è stato escluso. “Dire che è pazzesco è un eufemismo, il politicamente corretto è andato troppo oltre”.
Forse non abbastanza.
"Quando si accettano la futilità e l'assurdo come normali, la cultura entra in decadenza" scriveva Jacques Barzun in Dall’alba alla decadenza (Rizzoli), una delle più straordinarie cavalcate in cinquecento anni di civiltà occidentale.
Non abbastanza oltre, perché Barzun, che ha chiuso il suo capolavoro all’anno 2000, non ha fatto in tempo a vedere il "Museo delle donne" diventare dell'"uomo che allatta".
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