Il "giornalista collettivo" è morto, triste pappagallo dell'ortodossia
Dall'America all'Italia, è crollo di lettori per i sommi sacerdoti e i piccoli abati mediatici, codini progressisti e ultimi autocrati scampati alla fine del comunismo che volevano rieducarci
Sembra la pièce I Giornalisti, dove Arthur Schnitzler tratteggia la “doppia vita” d'un dipendente di un quotidiano che si destreggia, cambiando pseudonimo, fra collaborazioni mondane e impegnate, un borghese codino che si fa araldo progressista, compiacente verso le mode e i padroni di turno, che teorizza l'interscambiabilità del reale cui dà forma - come i demiurghi e gli apprendisti stregoni - con straordinaria naturalezza. Schnitzler battezza Satana amministratore di Die elegante Welt, il rotocalco sul quale si esibisce il protagonista, Styx, limaccioso e infido come sanno esserlo certe redazioni, dove “stare a galla” costituisce insieme obiettivo di sopravvivenza e remunerazione ultima.
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