Gli scemi multiculturali e i pappagalli mediatici fregati dal macellaio
Solo i nostri creduloni potevano illudersi che dopo la dittatura sarebbe fiorita la democrazia islamica. Con i video delle strage di cristiani e altre minoranze restano col cerino diplomatico in mano
Il nuovo dittatore siriano con la barba aveva dichiarato “la diversità è la nostra forza”, una frase uscita dai dipartimenti accademici occidentali, e l’aveva ripetuta ai ministri degli Esteri europei (l’italiano Tajani, il francese Séjourné e la tedesca Baerbock compresi), al segretario dell’Onu, al procuratore dell’Aia, al direttore della Bbc, allo spin doctor e ad altri creduloni occidentali.
Come i “Talebani inclusivi”, i jihadisti avevano capito come vendersi a noi cretini multiculturali.
E così è finita.
Ma non si può dire che chi legge questa newsletter non fosse stato avvertito con largo anticipo. Tre mesi, per l’esattezza. Mentre la stampa italiana fantasticava sulla “democrazia islamica”, quattro miei articoli scrivevano quello che sarebbe successo.
2 dicembre: “I confini dell’Islam grondano sangue, perché sanguinario è chi vive al loro interno. Per capire la Siria servono Huntington, i video-choc e il maggiore scrittore arabo vivente: ‘Barbari contro barbari: noi arabi pensiamo ancora ai califfi’. E si preparano le prossime stragi in Europa”.
10 dicembre: “Le tirannie iniziano sempre con un sorrisetto ai giornalisti utili idioti. La nostra stampa ha la ‘sindrome Tiziano Terzani’, che salutava il ‘progressista Pol Pot’. Così per capire cosa succede dobbiamo leggere i dissidenti islamici. La storia è maestra, ma non ha allievi”.
13 dicembre: “Il Califfato sarà una grande festa multiculturale in onda sulla BBC. I video-choc che non vediamo sui nostri media, che ci vendono la fola della ‘jihad moderata’. Prendiamo sul serio gli assassini con la barba quando dicono dei cristiani: ‘Li uccideremo tutti’”.
20 dicembre: “Tutte velate. Le politiche europee e le giornaliste italiane per il ‘Califfo moderato’”.
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