"Fra autocensure e scrittori-burattini, in Occidente tira un'aria da regime comunista"
Ogni giorno un classico della letteratura è percosso dai kapò col pugno chiuso e c'è chi per non offenderli trasforma in coriandoli i propri romanzi. Gran saggio sul nostro penoso suicidio culturale
Martin Weskott è un pastore evangelico che nel refettorio della sua chiesa ha raccolto centinaia di migliaia di libri dell’ex Germania orientale. Dovevano “finire in coriandoli” (al macero), ma per miracolo erano riusciti a sfuggire alle grinfie del “ministro dei libri” della Ddr, Klaus Hoepcke. “Nelle vicinanze di Lipsia c'era un enorme campo a cielo aperto dove centinaia di migliaia di volumi vennero buttati come spazzatura. Rovistando mi accorsi che erano gli stessi per cui qualche anno prima la gente rischiava di venire denunciata alla Stasi, se per caso gli fossero stati trovati in casa. Oggi sembra tutto così lontano…”.
“Oggi si chiama woke (risveglio), ieri veniva chiamata ‘vigilanza rivoluzionaria’. Nella Ddr c’erano solo gli sfruttatori e gli oppressi: il resto cadde sotto i colpi della cancel culture”, scrive Kerstin Decker sul Tagesspiegel.
Non poi così lontano dunque come pensa padre Weskott, anche a giudicare dalla cronaca di questi giorni.
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