Cosa sono uno, centomila o un milione di cristiani armeni rispetto a sette miliardi di metri cubi di gas?
Erdogan ci tiene per le palle sul Corano, figuriamoci nella sua guerra di conquista. Non potranno mai riempirci la pancia. E poi sapete quanto pagano per ogni testa armena decapitata? 100 dollari
“Vede là, è Turchia, ma era nostra…”. Una guida per le strade di Rodi antica ci teneva a portarmi a vedere dalla costa quella che un tempo era Grecia. “In 400 anni di occupazione turca neanche qui, nella Grecia odierna, abbiamo potuto costruire le nostre case, mentre i turchi costruivano moschee fin sul Partenone ad Atene”. Per gli armeni non è storia, ma cronaca di questi giorni. E non vogliamo saperne di cosa subiscono, gli armeni, come se rischiassero di disturbare la nostra digestione.
Ani, l'ex capitale dell'Armenia, "la città delle mille e una chiesa", oggi Turchia, non è stata trasformata in un poligono di tiro dall'esercito di Ankara? Ma no, non è una “guerra di civiltà”, ripeteranno i nostri cari media e politici, molti dei quali beneficiano della generosità di turchi e azeri, la gratitudine dello stomaco che l’Armenia non potrà mai riempirci. E così turchi e azeri non hanno mai smesso di estirpare l'Armenia, che in un secolo si è rimpicciolita a un decimo di quella che era, fino a diventare oggi un micro-paese con una popolazione di 3 milioni poco più grande della Lombardia. Ma è ancora troppo per la Turchia. E così gli stanno portando via il Nagorno Karabakh, che divenne terra armena nel VI secolo a.C. e rimarrà tale nonostante la dominazione persiana, araba, selgiuchide, mongola, ottomana, safavide e russa.
E domani quale debito di sangue dovranno pagare gli armeni - popolo fantasma di cui ci ricordiamo solo in occasione di qualche atto commemorazione e popolo non assimilato alla globalizzazione multiculturale delle “società liquide” - per saziare la sete del Dracula panturco?
Intanto, come scrive Antonia Arslan in un testo inedito che riproduco al termine della newsletter, “a nessuno importa dei soldatini armeni ventenni colpiti uno per uno dai micidiali droni di ultima generazione, della cattedrale del Santo Salvatore a Susa e degli ospedali bombardati con missili ad alta precisione, o dei vecchi contadini che non hanno voluto abbandonare le loro case e sono stati decapitati dai nemici appena arrivati: non se ne parla proprio”.
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