Cari progressisti timorati, ancora uno sforzo: al posto della croce metteteci la mezzaluna
Via la croce dal manifesto delle Olimpiadi di Parigi. Ogni giorno in Occidente un maniaco fa sparire una croce. È la stupidità cialtronesca di chi fa della propria civiltà il capro espiatorio
Chissà cosa ne avrebbe pensato De Gaulle, che partecipò in uniforme a un Te Deum a Notre Dame il 25 agosto 1944 per celebrare la liberazione di Parigi dalla svastica. Appena il generale entrò a Notre Dame, nel buio delle navate gli spari. La gente si butta a terra e si rifugia nei confessionali. De Gaulle procede eretto. Il generale Koenig è dei pochi che lo seguono da vicino e urla alla gente terrorizzata: “In piedi, perdio! non vi vergognate?”. De Gaulle giunge all'altare: ha percorso senza esitazione i sessanta metri della navata centrale. Sarà il primo a intonare il Magnificat. Quella era ancora la Francia.
Cosa ne pensava quel genio sulfureo e terminale di Emil Cioran lo sappiamo. Il filosofo romeno esule a Parigi scrisse nel 1987: “È certo che tra cinquant'anni la società francese avrà un aspetto completamente diverso, inimmaginabile... Credo ad esempio che Notre Dame sarà una moschea. È inevitabile, con il logorio del Cristianesimo. Sapete cosa è successo alla fine dell'Impero Romano”.
Ma più che al logorio, noi siamo al momento “argenteria” della nostra storia. La Cina comunista abbatte le croci. L’Isis abbatte le croci. In molte parti dell’Africa una croce è sentenza di morte. In Arabia Saudita sono vietate. E nell’unica chiesa in Qatar non ci sono croci. L’Occidente woke, che barcolla ubriaco in pace e si copre di vergogna, ora ha fretta di unirsi al gruppo.
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