Cacciando Ratzinger dall'Insipienza, l'università occidentale è diventata un manicomio
Gli intellettuali esultarono, 1.500 professori lanzichenecchi fecero lega, i Radicali si ubriacarono a Porta Pia, i più in silenzio. Da allora gli atenei hanno preso a calci 200 personalità "eretiche"
John Marenbon, professore onorario di Filosofia medievale a Cambridge, nei giorni scorsi ha dichiarato: "La vita intellettuale delle grandi università del mondo è minacciata come mai prima d'ora nei tempi moderni. La minaccia viene dagli stessi accademici che dovrebbero essere i custodi degli ideali intellettuali delle università”.
Era il 1990 quando il cardinale Joseph Ratzinger scese le scale della cappella dell'Università la Sapienza. Sessantadue anni, i capelli bianchi sul talare nero, l’allora Prefetto della congregazione per la dottrina della fede arrivò nell'ateneo occupato per un incontro organizzato dai padri della cappella universitaria. In un silenzio perfetto, il cardinale dalla voce tranquilla e dall'accento tedesco iniziò a parlare dello sgretolamento dell'impero marxista, della caduta del materialismo, del trionfo nelle roccaforti dell'ateismo di un cristianesimo che aveva ispirato le rivolte contro le ultime dittature del socialismo reale. Citò la sua patria d' origine, le università tedesche, Hegel e Marx. Fuori, arrampicati intorno alla chiesa, studenti gridavano: “Ratzinger al rogo”.
Vent’anni dopo, Ratzinger fu invitato a parlare alla Sapienza, stavolta da Papa. Ma non ci metterà mai piede. Al tempo nessuno veniva cacciato o interdetto dalle università per le sue idee. Erano lontani gli anni del brigatismo, di Rosario Romeo cui fu puntata una pistola, di Ettore Paratore minacciato, di Lucio Colletti contestato e di Renzo De Felice intimidito. Oggi nelle università occidentali c’è una media di due incidenti alla settimana. Il messaggio che viene trasmesso ogni giorno è chiaro: “O la pensi come noi o non hai diritto a manifestare il tuo pensiero”.
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