50.000 cristiani sono rinchiusi nei Gulag nordcoreani
Da vent'anni nel regime comunista, dove l'unico Dio è Kim Jong-un, si paga con la vita anche solo il possesso di una Bibbia
E’ da vent’anni in cima alla World Watch List di Open Doors dei paesi che perseguitano di più i cristiani al mondo. E’ la Corea del Nord, dove fra 50.000 e 70.000 cristiani sono nei campi di lavoro e concentramento. Open Doors raccoglie una testimonianza: “Dopo 2 anni di prigione, la prigioniera 42 fu spedita in uno di questi campi, ecco le sue parole quando vi entrò per la prima volta: ‘Vidi delle ombre in movimento, quasi prive di forma. Mi ci volle un po’ per capire che si trattava di persone. Alcune erano piegate su se stesse, immobili, spettrali. Altre avevano perso un braccio o una gamba. Guardai subito le mie braccia e le mie gambe, sottili come fiammiferi. Non avevo un aspetto migliore degli altri detenuti”. Basta avere una Bibbia o essere trovati a pregare per rischiare l’esecuzione pubblica o la condanna a un campo in Corea del Nord. La situazione è peggiorata da quando Kim Jong-un ha preso il potere in seguito alla morte del padre Jong-il. Sono molti i missionari che, scoperti, sono condannati al Gulag senza possibilità di uscire più. Il “Songbun”, il sistema di classi che governa la società nordcoreana, colloca i cristiani nella categoria degli “ostili”. Tuttavia, si ritiene che l'1,2 per cento della popolazione sia cristiana, 300.000 persone, tra cui Timothy Cho (uno pseudonimo), un nordcoreano che oggi vive nel Regno Unito. Entrò in contatto con il cristianesimo durante il suo primo tentativo di fuga, quando trovò rifugio in una casa missionaria nel nord della Cina. Vide i bambini che leggevano la Bibbia e un uomo con una croce al collo. “Ho pensato che se avessi toccato la croce, sarei stato maledetto”. Racconta un’altra scampata: “Mentre ero rinchiusa nel campo di lavoro, sono rimasta sorpresa dallo scoprire che c’erano molti cristiani. Sono rimasta profondamente commossa dalle preghiere che pronunciavamo insieme in silenzio. Alle cinque del mattino si formano lunghe code ai bagni. Lì i cristiani, mentre sono in fila, pregano”. Storie degne di un Aleksandr Solzhenitsyn.