200 persone cancellate per i nuovi reati d'opinione
Database stila l’elenco delle personalità licenziate per aver criticato il gender, Black Lives Matter o la Cina. Giornalisti, accademici, scrittori. Il nuovo maccartismo in nome della "tolleranza"
“Puoi essere cancellato per aver citato uno studio scientifico. Puoi essere cancellato per credere nel sesso biologico. Puoi essere cancellato per aver detto che il tuo paese non è razzista. Puoi essere cancellato per il tweet sbagliato. Puoi essere cancellato per aver criticato Black Lives Matter…”
E’ lo slogan che campeggia sul sito Canceled People, un nuovo database che raccoglie le vittime della cancel culture che da un paio di anni divampa nelle società occidentali. Sono già 186 e viene aggiornato ogni giorno. Nel database si spiega che non è stato incluso chi ha usato espressioni razziste contro persone specifiche o negato l’Olocausto, ad esempio. Si è considerati “cancellati” per aver espresso una opinione ragionevole ma considerata ormai “blasfema” dal mainstream.
Ci sono importanti giornalisti come Andrew Sullivan, che si è dovuto dimettere dal New York Magazine per le sue critiche a Black Lives Matter, Adam Rapoport editor di Bon Appétit solo per aver indossato un cappello portoricano a Halloween, la scrittrice Gillian Phillip per aver espresso solidarietà sul gender a J.K. Rowling, l’ingegnere di Google James Damore per aver criticato la cassa di risonanza ideologica” della propria azienda sul gender, il ricercatore Noah Carl per aver criticato le politiche sull’immigrazione, la saggista di origine somala Ayaan Hirsi Ali cui è stato impedito di parlare a una università, l’economista Herald Uhlig per aver criticato Black Lives Matter, il Premio Nobel inglese Tim Hunt la cui carriera è stata distrutta per aver fatto una battuta sessista, il filosofo inglese Roger Scruton per aver criticato la Cina e George Soros, la storica di Oxford Selina Todd per aver difeso la realtà del sesso biologico, il professore della New York University Michael Rechtenwald per aver criticato gli “spazi sicuri” che proliferano nelle università, l’intellettuale marxista afroamericano Adolph Reed per aver criticato le ossessioni della sinistra dell’antirazzismo, Ryan Anderson censurato da Amazon per un libro critico dell’ideologia gender e tanti altri.
Come ha spiegato il celebre avvocato liberal Alan Dershowitz nel suo nuovo libro, è un nuovo maccartismo: “Qualsiasi associazione con la parola comunista era sufficiente per cancellare, distruggere, diffamare ed emarginare la persona associata a quel termine. Lo stesso vale oggi per la cancel culture. Una semplice accusa di razzismo, sessismo, omofobia, pregiudizi anti-musulmani o incapacità di sostenere Black Lives Matter o il movimento #MeToo sono sufficienti per cancellare una persona innocente”.
Sono i nuovi reati d’opinione per i quali oggi si viene licenziati, esposti al pubblico ludibrio e bruciati in effigie. Sempre in nome della “tolleranza” e dell’“inclusione”.